Dorian Gray, dal successo al macabro suicidio a 80 anni: “Si sparò alle tempie”
- Redazione

- 21 mag
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Dorian Gray: il sorriso triste della diva che incantò il cinema italiano
Ci sono attrici che segnano un’epoca, diventando simboli viventi di un’estetica, di un modo di recitare, di un momento storico. Tra queste, spicca il nome di Maria Luisa Mangini, conosciuta dal grande pubblico con lo pseudonimo di Dorian Gray. Oggi molti la ricordano con dolore per il suo tragico suicidio, avvenuto all’età di 80 anni, ma prima di quel gesto estremo fu una straordinaria interprete del cinema italiano e un’eccellente ballerina, capace di lasciare un’impronta profonda accanto ad autentici giganti della settima arte: da Totò a Peppino De Filippo, da Vittorio Gassman a Marcello Mastroianni, da Alberto Sordi a Nino Manfredi e Vittorio De Sica.
Le origini: la danza e il palcoscenico
Nata a Bolzano il 2 febbraio 1931, Maria Luisa Mangini dimostrò sin da bambina un forte interesse per il mondo dello spettacolo. Studiò danza alla Scala sotto la guida di Aurel Milholy Milloss, e debuttò in un importante spettacolo al fianco di un’altra icona, Pina Renzi. Proprio in questo periodo, su consiglio di un amico coreografo, scelse il nome d’arte Dorian Gray, evocativo e magnetico, come lei stessa.
Negli anni ’50 lasciò la danza per dedicarsi al teatro di rivista: nel 1950 apparve in Votate per Venere accanto a Erminio Macario e Gino Bramieri, e continuò a calcare il palcoscenico collaborando con futuri grandi nomi come Alberto Sordi e Wanda Osiris. Per il suo portamento elegante e la bellezza ammaliante, a metà decennio venne eletta “Diva dell’anno”.
Il cinema la accolse nel 1951 con il film Accidenti alle tasse!! diretto da Mario Mattoli, seguito da Il mago per forza, firmato da Girolami, Marchesi e Metz.
La consacrazione sul grande schermo
Il grande successo arrivò nel 1956 con la commedia cult Totò, Peppino e la malafemmina diretta da Camillo Mastrocinque. Dorian Gray vestiva i panni di Marisa Florian, giovane ballerina che fa innamorare Gianni (Teddy Reno), il nipote dei fratelli Caponi, interpretati da Totò e Peppino De Filippo. Da quel momento, la sua carriera decollò. Recitò in Totò, lascia o raddoppia? e Totò, Peppino e… la malafemmena, dove interpretava Valeria, figlia di Totò e Titina De Filippo.
Il 1957 fu un anno cruciale: Federico Fellini la scelse per Le notti di Cabiria, affidandole il ruolo di Jessy, la fidanzata di Lazzari (Amedeo Nazzari). La pellicola vinse il Premio Oscar come Miglior Film Straniero, consacrando anche la sua interpretazione. Nello stesso anno, fu protagonista di Il grido di Michelangelo Antonioni, interpretando Virginia. Il film, oggi considerato uno dei cento migliori film italiani di sempre, confermò il suo talento anche nel registro drammatico.
Il ritiro e il tragico epilogo
Nel 1958 ricevette il Nastro d’Argento come Migliore Attrice Non Protagonista per Mogli pericolose di Luigi Comencini. Negli anni successivi recitò in Il mattatore, Peccati d’estate, Thrilling, I criminali della metropoli e nel film internazionale Marcia o crepa, diretto da Frank Wisbar.
A quasi 40 anni, nel pieno della maturità artistica, decise di abbandonare definitivamente le scene, ritirandosi a Torcegno, un piccolo borgo della provincia di Trento, immerso nella quiete delle montagne. Lì visse in solitudine fino al 15 febbraio 2011, quando, in un gesto estremo e silenzioso, si tolse la vita con un colpo di pistola alla tempia.
Una figura enigmatica, malinconica, irripetibile. Dorian Gray ha incarnato con grazia e mistero lo spirito di un’epoca dorata del cinema italiano, lasciando un segno indelebile nel cuore degli spettatori.









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